Giornalismo al femminile: tra smartphone e confessioni digitali #SMWMilan
Grazie all’idea di Silvia Giovannini, la sottoscritta e Anna Prandoni si sono ritrovate alla Social Media Week milanese per parlare di giornalismo d’inchiesta civile e alta cucina italiana, passando per il marketing del territorio. Tutto partendo dal mobile come strumento indispensabile per produrre contenuti, condividere informazioni, creare relazioni.
Abbiamo cercato di raccontare come cambia il mestiere dal punto di vista femminile. Silvia ci ha descritto come due testimoni di eccellenza: “Anna Prandoni, direttore di La Cucina Italiana e Woman for Expo, e Rosy Battaglia, ideatrice del progetto Cittadini reattivi, premio Informazione Digitale La Stampa, specializzata in inchieste multimediali su Wired e Nòva”.
Ma è a lei, giornalista esperta in temi locali e responsabile della comunicazione di GlocalNews, Festival del giornalismo di Varese che dobbiamo il trait d’union che ha fatto emergere il cambiamento della professione ma soprattutto della vita di tutti i giorni per donne e mamme iperconnesse.
E alla fine ce l’abbiamo fatta. Pur occupandoci di temi tanto diversi tra loro, il terreno comune (che ci ha fatto diventare anche amiche) è apparso evidente.
La conclusione è che per @Panna975, @rosybattaglia e @giovissi i socialcosi hanno portato cose belle nella vita e sul lavoro #SMWmilan
— simona sciancalepore (@lascianca) 26 Febbraio 2015
Dal canto mio, se non ci fosse stato “l’internet” non so se ce l’avrei fatta a diventare una giornalista. Devo dire al contempo che sono arrivata nella professione “tardi” anagraficamente, ma nel momento del cambiamento e della rivoluzione digitale che ha tanto agitato le redazioni tradizionali.
Da brava freeelance ho invece imparato a nuotare ed ho assimilato tutte le potenzialità che la comunicazione digitale poteva permettere. Ivi compresa quella di creare e alimentare una tua community a partire da twitter ad esempio, per poi seguire le comunità dei cittadini reattivi su facebook. Potenziare le relazioni sociali e allargarne il raggio per interessi e valori comuni.
Dal pc portatile allo smartphone il passo è stato brevissimo.
Oggi lo smartphone per una giornalista digitale è il principale mezzo di lavoro. Che permette di parlare e dialogare con il tuo pubblico, chi legge i tuoi articoli e i tuoi progetti. Di fare un hagout dal treno e di rispondere alla redazione mentre sei in auto o al supermercato, rigorosamente con auricolare.
Permette di non sentirti mai solo. Così come spegnerlo (se ce la fai) ti permette di stare in pace con te stesso. Ma se la velocità da ebrezza, se essere un “social network umano” può umanente farti sentire ricca come non mai, il fatto che tu puoi essere sempre raggiungibile può diventare alienante. Così come non guardare in faccia chi hai di fronte per guardare le notifiche. O non godersi un tramonto o una canzone senza instagrammare o twittare.
Ma anche quello che ti permette di fermare attimi della tua vita, o di creare una playlist collettiva per tirarti sù. Di condividere momenti di gioia come una tazza di cioccolata o un selfie particolarmente riuscito. Di scherzare e dire cose con le amiche su whatapp che mai diresti in pubblico. Per poi ricevere la prima mail da tuo figlio in cui di dice che ti vuole bene e commuoverti.
Insomma queste le mie confessioni digitali che ritroverete nel video dell’incontro e tra i tweet alla Social Media Week. Grazie ad Anna e Silvia per aver condiviso questo momento, molto intenso della nostra vita, digitale e no.
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